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Le parole come accordi distorti: il mio manifesto punk

Aggiornamento: 17 mar


Scrivere, suonare, esistere senza catene.


Il punk non è una moda, non è un genere musicale, non è un'estetica da indossare come un vestito tartan. O almeno, non soltanto. Il punk è rifiutare tutto ciò che la società si aspetta da noi. È un NO urlato in faccia a chi ti vuole diversa, malleabile, addomesticabile. La tua esistenza diventa una tela da dipingere come vuoi tu, senza chiedere il permesso, senza chiedere scusa a nessuno solo per il fatto di esistere.


Io scrivo come si suona un pezzo punk: sporco, diretto, senza paura. Le mie parole non vogliono piacere, non vogliono accarezzare, non vogliono regalarvi nessuna fottuta certezza,anzi.


Scrivere è la mia ferita aperta che ha smesso di sanguinare. È la mia distorsione, il mio modo di urlare che, nonostante tutto, questo mondo non mi renderà cattiva. Perché essere gentili è la cosa più punk che esista.


Buona lettura!


1. Scrivo come voglio, perché la libertà inizia dal linguaggio.


Le regole, spesso, bloccano la creatività.

Non seguo tutte le regole che la scrittura impone. Se una parola deve ferire, la lascio nuda. Se un pensiero deve bruciare, lo lascio incendiarsi. La mia scrittura non è fatta per decorare. A volte può essere una coltellata inferta al centro del petto. A volte può essere eccessivamente cruda e triste. Non scrivo con costanza come ogni scrittore dovrebbe fare.

Scrivo quando qualcosa dentro di me arde. Scrivo quando sento l'urgenza impellente di farlo.


  1. Punk è (anche) esistere senza chiedere scusa.


Non scrivo per essere letta, né per diventare famosa. E neanche per darmi un tono. Scrivo per esistere.

Scrivo per quella bambina timida e silenziosa che aveva paura di chiedere e di farsi vedere.

Scrivo per sputare fuori quello che nessuno vuole dire.

Scrivo per mettere in ordine il mio caos, per non impazzire.

Se le mie parole danno fastidio, tanto meglio. Se fanno male, ancora meglio. La verità non è fatta per essere un letto caldo e accogliente.



3 La scrittura è come il basso: scarna, pulsante, necessaria.


Il basso non ha bisogno di virtuosismi. È la spina dorsale. Il battito che tiene tutto insieme. Io scrivo così: senza fronzoli, senza decorazioni inutili, senza paura del silenzio tra le note. Solo essenza. Finché non mi vengono i calli alle dita.


4. Non voglio essere perfetta. Voglio essere reale.


Il punk non suona bene. Suona forte. È sbagliato, è distorto, è grezzo. La mia scrittura è lo stesso. Non cerco la perfezione. Detesto la perfezione, mi repelle, mi urta. Mi annoia.

Scrivo come sono. L'autenticità è la mia arma.



5. Taglio i rami secchi: parole, persone, illusioni.


Se una frase è vuota, la elimino. Se una persona è un peso morto, la lascio indietro. Scrivere è come vivere: si sopravvive solo liberandosi del superfluo. Io voglio respirare. E soprattutto voglio legami profondi. La superficialità non fa per me.



6. Il punk è resistenza. Scrivere è resistenza.


Viviamo in un mondo che ci vuole docili, inoffensivi, senza personalità. Zitti e composti. Io non ci sto. Io scrivo per distruggere le gabbie, per spezzare i muri, per dare voce a chi è rimasto muto troppo a lungo. Scrivo anche per tutte le persone che, per un motivo o per l'altro, sono state emarginate.



7. Se mi fa paura, lo scrivo.


Se qualcosa mi tormenta, lo metto nero su bianco.

Non si guarisce dalla scrittura, è un demone che invade i tuoi pensieri, e va bene così.


Il dolore che non si scrive diventa tessuto cicatriziale. Io preferisco farlo sanguinare.



8. Questo blog è la mia fanzine.


I punk avevano le fanzine: pagine fotocopiate, sporche di inchiostro e sudore, che urlavano contro un sistema corrotto. Questo blog è la mia fanzine digitale. Il mio spazio senza padroni, senza censure, senza compromessi.



9. La mia vita è una canzone stonata, ma è la mia.


Non voglio spartiti scritti da altri. Voglio sbagliare da sola. Voglio il caos sotto le dita, le note fuori tempo, il rumore che copre il silenzio. Voglio una vita che suona vera, anche se fa male alle orecchie.



10. Scrivere è punk: ci metti dentro tutto, poi lasci che faccia rumore.


Non cerco parole perfette. Cerco parole che graffiano. Scrivere è come pogare: ci sbatti dentro, ti fai male, cadi, ti rialzi. Ma almeno senti di essere vivo.



Questo è il mio manifesto personale. Un riassunto di quello che troverete su questo blog quando avrò voglia di scrivere e pubblicare qualcosa.


Se ti ci ritrovi, resta. Se non ti ci ritrovi, sei libero di andartene.


Non scrivo per farti sentire al sicuro. Non scrivo per cullarti. Scrivo per strapparti via la pelle morta, per farti sanguinare pensieri che non volevi avere.


Non mi interessa piacere. Non mi interessa convincere. Io scrivo perché ho troppa rabbia e dolore per stare zitta.


Scrivo perché il silenzio è una malattia che ti divora dall'interno. Quando il mondo vorrà silenzio, io urlerò più forte.


Quando mi diranno di smettere, scriverò con il sangue.


E se un giorno nessuno leggerà più, non sarà un problema.


Perché io non scrivo per gli altri. Io scrivo per non morire soffocata.


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