I MOSTRI NON MUOIONO, CAMBIANO SOLO LA PELLE
- Spazio Eclettico
- 17 mar
- Tempo di lettura: 4 min
“Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te”

I mostri non muoiono mai.
Si nascondono, si trasformano, fingono di essere morti per poi, all’improvviso resuscitare.
Pensavi di averli sconfitti, di essere salva e che finalmente questa storia, la tua storia, potesse andare avanti.
Non c’è giustizia, non c’è salvezza, non c’è redenzione in questo racconto.
Ma solo il Male che prospera, un’ombra pronta a impossessarsi di nuove vittime.
Un’ombra che si trascina nel mondo stanca del proprio vuoto interiore, affamata di quell’amore che non ha mai ricevuto.
Sono mostri dai denti affilati che iniettano veleno al sapore di miele, così caldo e dolce da sciogliere tutte le tue paure e insicurezze.
Mostri in grado di cambiare sembianze in base a ciò che inconsciamente desideri, e loro sono abili a scoprirlo prima di te.
Di notte questi mostri strisciano fuori dal proprio corpo, un mero involucro putrefatto, e si reinventano: indossano nuove pelli, si adattano all’ambiente, per poi insinuarsi come parassiti nella vita degli altri.
Non si nascondono sotto il letto o dietro la tenda della doccia. Non escono improvvisamente da uno specchio. Non li troverai in qualche edificio abbandonato mentre sbranano un cadavere.
Li trovi a lavoro, nel gruppo di amici, alla cena di Natale.
Lo puoi trovare nel letto, di fianco a te, che ti sorride mentre il suo sguardo trasuda morte e disperazione.
L’ORRORE DELL’OBLIO
Mentre ti adoperi a ricucire con ago e filo tagli che faticano a cicatrizzarsi, mentre ti affanni alla ricerca di un antidoto per il veleno che questi mostri ti hanno iniettato, un fiore nero sboccia nelle tue arterie. Un fiore che si radica nel cuore nutrendosi di ciò che eri. E quando finalmente lo senti, è troppo tardi: le sue radici hanno già soffocato la tua voce. Per sempre.
Mentre accade tutto questo, il mostro è già altrove, assetato di sangue e carne fresca. Pronto a nutrirsi di un’altra ingenuità, di un’altra candida fiducia destinata a marcire.
Non c’è dannazione per loro, nessuna giustizia per le loro vittime. Solo un ciclo eterno di rinascita e dolore.
Le loro impronte insanguinate vengono lavate via dalla pioggia. Il mondo non trattiene la memoria del male. Il mondo preferisce non vedere, non ascoltare e così si volta dall’altra parte. Rimane solo una gelida indifferenza. Il passato diventa un incubo lontano da dimenticare.
In questo angosciante oblio i mostri si riproducono, crescono e si diffondono.
Non ci sono tombe per loro, perché neanche la morte li vuole con sé. Non ci sono catene a imprigionarli, perché la loro libertà è garantita dal silenzio.
CARNE NELLA CARNE
I mostri hanno fame di carne viva, aperta, sanguinolenta. Sentono il suo odore acre a distanza e ne sono irrimediabilmente attratti.
A loro piace il sangue dolce, puro, che non è ancora stato contaminato dall’orrore della vita. Vogliono essere i primi a violentare quella purezza. Non è il sangue, non è la carne ma la sete di potere a smuoverli nel profondo.
Una mosca non sa di essere una preda finche non viene divorata dal ragno. Così accade quando qualcuno incontra un mostro.
La nuova preda si lascia sedurre dalle sue parole suadenti, dalla sua cultura, dalla sua intelligenza, dai modi di fare composti, ignorando l’ombra oscura che si cela dietro il suo sguardo.
La preda si illude di essere l’eccezione, di essere speciale, e il mostro le dà tutto ciò che ha sempre desiderato. Le dà quello che da bambina non ha mai ricevuto e non ha mai osato chiedere.
E così la carne si rinnova in una danza macabra e il ciclo si ripete, all’infinito.
Tu, invece, sei sparita. Il tuo dolore? Un eco che non interessa più a nessuno. Rimani immobile ad osservare quel mostro che, come uno zombie, non crepa mai e continua a mietere vittime.
Apri la bocca, vorresti urlare, ma non esce alcun suono. C’è solo rabbia, sconfitta, amarezza. Questo è quello che lasciano i mostri.
IL VELENO CHE SCORRE SOTTOPELLE
Sopravvivere al mostro non sempre è una vittoria. Non c’è nessun trionfo nell’avere del veleno che scorre nel proprio sangue, nell’avere il corpo intatto ma l’anima mutilata. Nel dover ogni giorno raccogliere i vetri rotti del proprio passato.
Chi è sopravvissuto al morso del mostro deve convivere con qualcosa che nessuno vuole vedere e sentire. Deve convivere con la propria immagine riflessa allo specchio.
Deve guardare il mondo che va avanti, un mondo spesso sbagliato, che premia i carnefici e si dimentica delle vittime, mentre il veleno pulsa sottopelle e incendia tutti gli organi.
Deve assistere a una nuova, seppur illusoria, felicità che sembra riscrivere la loro sofferenza come un’esagerazione, un errore di interpretazione, un incubo privato che non ha mai toccato la realtà.
E nel silenzio, nell’oblio, nella solitudine di chi ha visto il mostro senza poterlo smascherare, restano solo frammenti della propria voce, soffocata ancor prima di essere creduta.
Il mio veleno non si è dissolto, si è trasformato e ha messo radici. Forse non se ne andrà mai via del tutto, forse ci sarà sempre un sussurro nelle ossa, un battito irregolare, un sapore ferroso sulla lingua ogni volta che penserò al mio mostro personale. Ma questo veleno è mio, cazzo, solamente mio. Questo veleno è la mia Resistenza, la mia Libertà che nessun mostro può portarmi via.
I mostri non muoiono mai.
Non soffrono, non pagano, non si dissolvono.
I mostri cambiano solo la pelle.
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